vendredi 29 août 2014

ابن حمديس الصقلي Ibn Hamdis, poète sicilien

Ibn Hamdis (Vers 1055-1133), ce poète sicilien exprime avec déchirement sa Sicile natale d'où il fut expulsé en 1078 sous l'impulsion de Roger Ier de Sicile. Il trouva refuge en Andalousie auprès du roi poète Ibn Abad, puis en Algérie et enfin à Sfax, ville qu'il affectionne particulièrement. Voici une traduction d'un de ses poèmes :
Souvenir douloureux
L'affliction attisant le souvenir,
J'ai songé à la Sicile.
Déserte est désormais la demeure où l'on pouvait vivre jeune
Elle qui était peuplée de gracieuses personnes.
Si on m'a fait sortir du paradis,
 Je puis au moins en relater les faits.
N'eût été le goût salé des larmes
J'aurais pris mes pleurs pour ses rivières.
A vingt ans j'ai ri d'une passion
Et j'ai pleuré d'avoir perdu son faix à soixante.
Qu'aucun péché ne vous paraisse grand
Le Ciel est encore là pour l'absoudre.
Traduction Jalel El Gharbi
ذكرت صقلية و الأسى   يهيج للنفس تذكارها
ومنزلة للتصابي خلت    و كان بنو الظرف عمارها
فان كنت أخرجت من جنة  فاني أحدث أخبارها
ولولا ملوحة ماء البكاء     حسبت دموعي أنهارها
ضحكت ابن عشرين من صبوة    بكيت ابن ستيين أوزارها 
فلا تعظمن لديك الذنوب    فما زال ربك غفارها 

5 commentaires:

giulio a dit…

www.youtube.com/watch?v=ZSvNFeTiJdw,

mais aussi, sur Wikiquote :


La ninfea or ora mi sembra, | sulle tue dita, || una boccetta rossa di rubino, | con stimme di zafferano. (La ninfea)

Bevi su una vasca di ninfea verde, | dai fiori rosseggianti || che sembrano cacciare | fuori dall'acqua lingue di fuoco. (Sullo stesso argomento)

Oh, la bellezza di una coppiera che allunga | le dita con la sposa del vino, cinta di collane | di schiuma! || Ti ha dissetato con un vino puro, fatto veramente | d'uva, splendido qual sole che sorga | d'un tratto sulla sua sfera vermiglia. || Ah, come si risveglia in seno a colei | i cui canti fugano gli affanni! || Diventa il corpo — grazie al suo benefico | agire — come pervaso di dolci aliti di piacere, || e la mano della coppiera sembra quasi parlare | fascinose parole, e trar suoni | da incantevoli cetre… (Una coppiera)

Eccolo verdeggiante; l'anima per esso si sente | schiantare e se ne va. Il timore che incute | non abbandona mai il mio cuore. || Mugge e spumeggia ed il vento lo irrita: | pare un epilettico invaso dal demonio. (Il mare)

Guarda la bellezza della luna nuova che spunta | e squarcia con il suo lume le tenebre || Sembra una falce tutta d'oro che miete il narciso | tra i fiori dei giardini. (La falce lunare)

Vino di colore e odor di rosa, mescolato all'acqua | ti mostra stelle fra raggi di sole. || Con esso cacciai le cure dell'animo | con una bevuta il cui ardore serpeggia sottile | quasi inavvertibile. || L'argentea mia mano, stringendo il bicchiere, | ne ritrae le cinque dita dorate. (Il vino)

Ci affascinano le belle che muovono gli occhi | di gazzella in visi rotondi come lune. || Dalle chiome fluenti, dall'incedere aggraziato, | dai glutei pieni, dalla vita sottile. || La fresca giovinezza | profuma la loro bocca dalle labbra di corallo, | dai denti di perla, || come quando lo zefiro, impregnato di abir, | scorre sulla rosa e sulla camomilla. (Le belle)

Ah, da nuvola folgoreggiante in patria | brillò lieve un lampo, leggero come il saluto | che una mano accenna con la punta delle dita! || (Esso) fece sgorgare | da occhi insonni lacrime nascoste, e li illuminò di luce | benché fosse notte scura || Oh, meravigliosa visita! | Apparve l'immagine a (visitare) palpebre che, | quando mi rinvenni, ritenevano ancora l'illusione… || Soggiorno in Saqi Ahra, | al confine di un deserto arido e brullo | vicino ad un lembo di terra schiaffeggiato dal vento, | quando soffia umido e freddo. || Mi giunge un soffio dell'odore del muschio, dal deserto; a chi volesse avventurarsi | in questi orridi luoghi sono (da superare) | un immenso mare e vaste pianure || Con l'aurora le tenebre si rivestono di luce, | come si riveste di sudore, per la lunga corsa, | il petto di un morello || Sospiro di nostalgia per la mia terra, | nella cui polvere si son consunte le membra | e le ossa dei miei, || come sospira verso casa, avendo smarrito la strada, | un vecchio cammello sfinito, | impacciato dalle tenebre. || Già è svanito dalle mie mani | il fiore dell'amor giovanile, | ma la bocca è piena del suo ricordo. (La terra degli avi)

Un paese a cui la colomba | diede in prestito il suo collare, e il pavone | rivestì dal manto delle sue penne || Par che quei papaveri sian vino | e i piazzali delle case siano i bicchieri. (La Sicilia)

Jalel El Gharbi a dit…

Merci Giulio, Ibn Hamdis est en effet beaucoup plus connu en Italie qu'en France
amitiés

Cléanthe a dit…

Il y a peut-être des péchers trop grands pour le ciel.
Ou alors peut-être est-ce celui-ci qui s'est rétréci...

Unknown a dit…

Bonsoir, avez vous un lien qui relate ses poèmes traduit en Français ?

Cordialement.

Jalel El Gharbi a dit…

Désolé, je n'ai pas connaissance d('une telle traduction.
Cordialement