Emanuela Frate collabore au journal italien paraissant à Londres Mondo raro Magazinze http://www.mondoraro.org/ où elle évoque souvent la culture tunisienne. J’ai eu le plaisir de codiriger son mémoire de maîtrise brillamment soutenu à l’Universita’ degli Studi di Parma. Il y a quelques semaines Emanuela Frate publiait ce texte dans Mondo Raro :
Il fascino del Sufismo nelle poesie di Jalel el Gharbi
Tra breve uscirà la seconda raccolta di poesie di Jalel El Gharbi. In questo libro di poesie sono numerosi i riferimenti espliciti ai grandi maestri del Sufismo, Roumi in testa, che hanno fortemente influenzato il suo pensiero e la sua poetica.
di Emanuela Frate
Sta per uscire, l’ultima fatica letteraria del poeta e professore tunisino Jalel El Gharbi. Il libro, la sua seconda raccolta di poesie, ha un titolo alquanto suggestivo: “Prière du vieux maitre soufi le lendemain de la fete” edizione du Cygne. Il Sufismo, la mistica islamica, ha sempre avuto un forte ascendente nella formazione del poeta tunisino. La mistica più esoterica della religione islamica non è una corrente di pensiero, un movimento religioso, ma è un sentimento, uno stato d’animo, un modo tutto personale di avvicinarsi a Dio. Proprio per questa maniera del tutto personale di avvicinarsi al Divino, il Sufismo ed i suoi seguaci furono per secoli osteggiati dalla vera ortodossia e considerati un movimento eretico. Il Sufismo è la via che conduce dall’individuale all’Universale, dal singolo all’Assoluto. E’ la continua ricerca di Dio da parte dell’individuo.
Essa non segue delle regole precise ma è il modo in cui l’uomo, nella sua infinita piccolezza ricerca l’Assoluto. Per far ciò egli arriva ad annullarsi, a dimenticare sé stesso per completarsi nell’altro che è sinonimo di Dio. Forse non c’è nessun altra corrente religiosa che ponga in una così alta considerazione l’alterità. I mistici sufi prendono in considerazione tutto ciò che li circonda dimenticandosi di sé stessi. Questa brama di Assoluto, questo anelare a Dio tramite la devozione, l’ascetismo, l’astinenza, l’amore incondizionato fino ad un progressivo annullamento di sé stessi viene denominato “Tariquat”. Ed è proprio questo aspetto che Jalel El Gharbi ama del Sufismo: il continuo tendere verso che è un po’ come l’esistenza dei poeti, erranti per antonomasia, continuamente alla ricerca della Verità e dell’Essenza delle cose. Il Sufismo per il poeta El Gharbi non è il folklore della musica o della danza dei dervisci che oggi affascinano i turisti, ma è il continuo interrogarsi sull’essenza delle cose.Le poesie, inserite nella raccolta, ruotano attorno a due personaggi fittizi: il vecchio maestro sufi appunto, figlio di un altro personaggio chiamato Grammarien. Il vecchio maestro sufi è un uomo in perenne ricerca, si interroga sulla vita, sull’Amore, e le manifestazioni divine. E’ combattuto tra le diverse forme di amore e l’Amore, tra le diverse vie e la Via. Riesce ad avvicinarsi alla Verità senza mai conoscerla. Discute di tutto ciò con Grammarien. Entrambi sognano la stessa utopia del poeta: l’orcidente (unione tra oriente e occidente). Due concetti non soltanto geografici ma metaforici che dovrebbero far parte di un unicum e che purtroppo, il manicheismo imperante nelle società moderne, porta a distinguere in maniera così netta e contrastante.
Il fascino del Sufismo nelle poesie di Jalel el Gharbi
Tra breve uscirà la seconda raccolta di poesie di Jalel El Gharbi. In questo libro di poesie sono numerosi i riferimenti espliciti ai grandi maestri del Sufismo, Roumi in testa, che hanno fortemente influenzato il suo pensiero e la sua poetica.
di Emanuela Frate
Sta per uscire, l’ultima fatica letteraria del poeta e professore tunisino Jalel El Gharbi. Il libro, la sua seconda raccolta di poesie, ha un titolo alquanto suggestivo: “Prière du vieux maitre soufi le lendemain de la fete” edizione du Cygne. Il Sufismo, la mistica islamica, ha sempre avuto un forte ascendente nella formazione del poeta tunisino. La mistica più esoterica della religione islamica non è una corrente di pensiero, un movimento religioso, ma è un sentimento, uno stato d’animo, un modo tutto personale di avvicinarsi a Dio. Proprio per questa maniera del tutto personale di avvicinarsi al Divino, il Sufismo ed i suoi seguaci furono per secoli osteggiati dalla vera ortodossia e considerati un movimento eretico. Il Sufismo è la via che conduce dall’individuale all’Universale, dal singolo all’Assoluto. E’ la continua ricerca di Dio da parte dell’individuo.
Essa non segue delle regole precise ma è il modo in cui l’uomo, nella sua infinita piccolezza ricerca l’Assoluto. Per far ciò egli arriva ad annullarsi, a dimenticare sé stesso per completarsi nell’altro che è sinonimo di Dio. Forse non c’è nessun altra corrente religiosa che ponga in una così alta considerazione l’alterità. I mistici sufi prendono in considerazione tutto ciò che li circonda dimenticandosi di sé stessi. Questa brama di Assoluto, questo anelare a Dio tramite la devozione, l’ascetismo, l’astinenza, l’amore incondizionato fino ad un progressivo annullamento di sé stessi viene denominato “Tariquat”. Ed è proprio questo aspetto che Jalel El Gharbi ama del Sufismo: il continuo tendere verso che è un po’ come l’esistenza dei poeti, erranti per antonomasia, continuamente alla ricerca della Verità e dell’Essenza delle cose. Il Sufismo per il poeta El Gharbi non è il folklore della musica o della danza dei dervisci che oggi affascinano i turisti, ma è il continuo interrogarsi sull’essenza delle cose.Le poesie, inserite nella raccolta, ruotano attorno a due personaggi fittizi: il vecchio maestro sufi appunto, figlio di un altro personaggio chiamato Grammarien. Il vecchio maestro sufi è un uomo in perenne ricerca, si interroga sulla vita, sull’Amore, e le manifestazioni divine. E’ combattuto tra le diverse forme di amore e l’Amore, tra le diverse vie e la Via. Riesce ad avvicinarsi alla Verità senza mai conoscerla. Discute di tutto ciò con Grammarien. Entrambi sognano la stessa utopia del poeta: l’orcidente (unione tra oriente e occidente). Due concetti non soltanto geografici ma metaforici che dovrebbero far parte di un unicum e che purtroppo, il manicheismo imperante nelle società moderne, porta a distinguere in maniera così netta e contrastante.